Land of Losts Souls



  1. Kintsugi
    L'arte Giapponese per riparare la ceramica

    AvatarBy xanx il 7 Dec. 2015
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    Kintsugi o kintsukuroi (letteralmente “riparare con l’oro”) è il nome di un’antica arte giapponese usata per riparare oggetti in ceramica.

    riparazione-kintsugi


    La tecnica kintsugi consiste nel saldare insieme i frammenti dell’oggetto usando una mistura di lacca e oro in polvere o, più raramente, argento.

    Nella tecnica tradizionale i pezzi rotti dell’oggetto in ceramica (solitamente vasellame) sono saldati con un sottile strato di lacca urushi, derivata dalla resina di un albero. Lo strato finale di lacca urushi viene poi ricoperto con oro in polvere o argento in polvere a granulometria molto fine, e in seguito brunito con una pietra d'agata.

    Lo scopo delle riparazioni eseguite con questa tecnica non è quello di nascondere il danno, ma di enfatizzarlo, incorporandolo nell’estetica dell’oggetto riparato che in tal modo diventa, dal punto di vista artistico, “migliore del nuovo”.

    Rispetto all’oggetto nuovo, infatti, l'oggetto riparato è più prezioso, sia per la presenza dell’oro o dell’argento, sia per la sua unicità, una volta che è passato per le mani sapienti dell’artista che ha eseguito la riparazione.

    La filosofia dietro la tecnica è non nascondere la storia dell’oggetto, ma enfatizzarla tramite la riparazione. Il procedimento di solito dà luogo a un oggetto che è più bello dell’originale. La tecnica tradizionale del kintsugi è assai complessa e difficilmente riproducibile, soprattutto perché è pressoché impossibile reperire la lacca urushi necessaria fuori dal Giappone.

    Tuttavia, grazie alla moderna tecnologia delle resine sintetiche, possono essere eseguiti riparazioni di ceramiche in stile kintsugi con materiali all’avanguardia che, tra l’altro, hanno il pregio di essere più forti e avere una maggiore longevità rispetto al metodo tradizionale a base di lacca urushi.

    Inoltre, è possibile sostituire nella tecnica in stile kintsugi l'oro e l'argento vero con dei pigmenti metallici imitazione, in modo da rendere il procedimento di riparazione della ceramica ancor più conveniente dal punto di vista economico, senza compromettere il risultato finale, che non sarà molto diverso.
    Last Post by xanx il 7 Dec. 2015
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  2. Shoji
    Scacchi Giapponesi

    AvatarBy xanx il 24 June 2015
    +1   +1   -1    0 Comments   68 Views
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    SCOPO DEL GIOCO
    Esattamente come negli scacchi, lo scopo del gioco dello Shogi è catturare il Re avversario.

    EQUIPAGGIAMENTO:

    La scacchiera su cui si gioca è di 9 case per 9. A differenza degli scacchi, la scacchiera dello shogi ha tutte le case con lo sfondo bianco. I pezzi sono costituiti da tessere a forma di freccia su cui sono disegnati degli ideogrammi. I pezzi sono tutti dello stesso colore e vengono disposti con la punta rivolta verso l'avversario.

    Ogni giocatore dispone di 20 pezzi:

    - 1 Re (in inglese King; in giapponese gyoku = Generale di Giada - Re nero -; e osho = Signor Generale - Re bianco)
    - 2 Generali d'Oro (in inglese Gold General o semplicemente Gold: in giapponese kin, oppure kinsho = Generale d'Oro)
    - 2 Generali d'Argento (in inglese Silver General, o semplicemente Silver; in giapponese jin, oppure jinsho = Generale d'Argento)
    - 2 Cavalli (in inglese Knight; in giapponese kei o keima = Onorevole Cavallo)
    - 2 Lance (in inglese Lance; in giapponese kyo o kyosha = Carro profumato)
    - 1 Alfiere (in inglese Bishop; in giapponese kaku o kakugyo = Carro con Corno)
    - 1 Torre (in inglese Rook; in giapponese hi o hisha = Carro Volante)
    - 9 Pedoni (in inglese Pawn; in giapponese fu o fuhyo = Fante)

    SISTEMAZIONE INIZIALE DEI PEZZI:

    Ogni giocatore dispone i propri pezzi secondo quest'ordine:
    - Il Re nella riga più vicina a sé, sulla casella centrale;
    - I Generali d'Oro sulle case adiacenti al Re;
    - I Generali d'Argento sulle case adiacenti ai Generali d'Oro;
    - I Cavalli sulle case adiacenti ai Generali d'Argento;
    - Le Lance sulle case adiacenti ai Cavalli;
    - L'Alfiere sulla casa posta di fronte al Cavallo di sinistra;
    - La Torre sulla casa posta di fronte al Cavallo di destra;
    - I Pedoni su tutte le 9 case della terza riga a partire dal giocatore.

    I PEZZI: IDEOGRAMMI, MOVIMENTI E PROMOZIONI:

    Per regolamento, la prima mossa spetta al Nero. Viene considerato "Nero" il giocatore che dispone dei propri pezzi sulla riga 7, 8 e 9....

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    Last Post by xanx il 24 June 2015
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  3. La creazione della katana: Parte 3
    Tempra e finitura

    AvatarBy xanx il 11 July 2014
    +1   -1    0 Comments   124 Views
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    La tempra.
    Portando l’acciaio sopra la tempreratura detta di eutettoide (727 C°), la struttura del suo cristallino assume lo stato detto austenitico, dove gli atomi di ferro e carbonio sono disposti in una configurazione cubica a facce centrate.
    Sotto la temperatura precedentemente indicata, l’austenite non è stabile e si trasforma in una miscela di ferrite e cementite, detta perlite. La perlite ha una microstruttura lamellare che, consentendo lo slittamento delle lamelle, la rende duttile ed elastica.
    Se il raffreddamento è sufficientmente brusco, l’austenite non riesce ad affinarsi in tempo e si trasforma in una grana grossa molto deformata detta Martensite. Poiche i grani deformati scorrono male tra loro, la martensite presente un’elevatissima durezza e fragilità. La deformazione è dovuta ad un aumento di volume di circa il 4.4%.
    Venendo alla nostra spada vorrei che il tagliente fosse martensitico, e quindi raffreddato in modo rapido, mentre la parte posteriore la vorrei perlitica, e quindi raffreddata più lentamente. Come ottenere questi risultati?
    Avvolgendo la spada in un isolante termico che sarà di spessore maggiore dietro (conserverò quindi il calore più a lungo) e minore sul davanti.
    Questo isolante termico si chiama Yakiba-tsuchi e di base è una mistura di argilla, pietra da cote e carbone. L’esatta ricetta di ogni Yakiba-tsuchi è uno dei segreti più gelosamente custoditi dell’arte della fabbricazione di spade. La polvere della pietra da cote è microscopicamente più grossa dei grani di argilla e serve a ridurre le tensioni indotte dall’indurimento termico di quest’ultima. Nell’applicazione di questa mistura viene definito l’hamon, la sua stesura è quindi anche una questione artistica.


    Yakiire: La tempra vera e propria, probabilmente l’operazione più critica di tutto il processo che porta a creare una spada. La spada con la sua copertura di yakiba-tsuchi di spessore variabile viene scaldata gradualmente fino a 730-770 (il maestro giudicherà la temperatura basandosi sui colori della fiamma e della spada che deve rilucere di un rosso brillante) e successivamente immersa in un contenitore pieno d’acqua (Mizubune). La temperatura dell’acqua è un fattore importante poiché determina la velocità della tempra. Poiché la parte tagliente della spada diventa martensitica (che aumenta il proprio volume del 4.4%)) mentre la parte posteriore perlitica, si determina l’incurvamento della spada nella forma che tutti conosciamo. Chiaramente questa differenza di deformazione genera forti tensioni interne, che nel caso di errore sulla temperatura di tempra, del riscaldamento o dello spessore o composizione dell’isolante, po...

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    Last Post by xanx il 11 July 2014
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  4. La creazione della katana: Parte 2
    La forgiatura

    AvatarBy xanx il 9 June 2014
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    In Giappone operano attualmente circa 250 mastri spadai. Una legge approvata dopo l’occupazione americana del paese (durante la quale le realizzazione di qualsiasi arma era proibita), denominata “Firearm and Sword Control Law” indica in 24 il numero massimo di spade che ogni fabbro può realizzare in un anno. Quindi in media due al mese.
    Per garantire a questi artigiani un rifornimento di Tamahagane sufficiente a sostenere la produzione, nel 1977 la “Japan Artistic Swords Preservation Association”, con sede a Tokyo, ed in collaborazione con la “Hitachi Metal Industries Co”, recuperò l’antica tradizione del tatara (sostituita nel Giappone neo-industriale da più efficienti tecniche occidentali) costituendo un sito appostito in Yokota,nella prefettura di Stimane. Questo sito da allora produce le circa 6 tonnellate l’anno di Tamahagane necessarie per la produzione (24 spade annue per 250 fabbri=6000 spade/anno quindi circa un kilo di Tahamagane a spada). Il valore minimo di queste spade è 15000$.
    Tra questi artigiani ce ne saranno sicuramente alcuni apprezzati più di altri, ma non ne so abbastanza per indicartene qualcuno.

    La forgiatura

    Per forgiatura si intende portare il metallo a una temperatura non lontana ma inferiore alla fusione, e quindi in uno stato “pastoso” e modellarlo/amalgamarlo tramite una pressione (anticamente martellandolo su un’incudine).

    Il Tamahagane, ridotto in pezzi e suddiviso in base al contenuto di carbonio (tendente all’1.5% per il nabe-gane e all’1% per l’hochu-tetsu) viene consegnato al mastro spadaio che a sua volte li verifica e li ri-suddivide.

    I vari pezzi vengono scaldati e schiacciati con un martello, le piccolo lastre cosi ottenute vengono disposte impilate ed incrociate a formare un parallelepipedo, il quale avvolto in carta di riso imbevuta di argilla, viene rimesso nel fuoco e martellato per farne un tutt’uno. Sia hanno così due distinti blocchi di acciaio, uno per lo Shingane e uno per il Kawagane (alcune tecniche prevedono un terzo blocco, di durezza intermedia tra i precedenti due, detto Hagane).
    A questo punto inzia il processo detto “orikaeshi” o ripiegatura. Ciascun blocco viene riscaldato ribattuto e piegato su se stesso sia in senso orizzontale sia in senso longitudinale, per un numero di volte compreso tra 12 e 16. A ogni ripiegatura l’acciaio viene scaldato e poi raffreddato in acqua, questo procedimento ossida la superficie del pezzo ed il successivo martellamento, rimuovendo questi strati ossidati, che tendono ad aggregarsi in scorie, riduce ulteriormente (di circa il 50%) il contenuto di impurità presenti nel cristallino. Eliminare le scorie da un blocco di acciaio tram...

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    Last Post by xanx il 9 June 2014
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  5. La creazione della katana: Parte 1
    La fusione dell'acciaio

    AvatarBy xanx il 5 June 2014
    +1   -1    0 Comments   310 Views
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    Le spade giapponesi tradizionali sono realizzate utilizzando uno speciale acciaio detto “Tamahagane". Questo acciaio viene ottenuto partendo da una speciale sabbia , di colore nero per via dell’elevatissimo contenuto in ferro, detta “Satetsu” e presente unicamente nella prefettura giapponese di Shimane. “Tamahagane" (玉鋼:たまはがね) può essere tradotto come “acciaio-gioiello”.

    Per fare un blocco di Tamahagane è necessario per prima cosa costruire un ricettacolo in argilla. Le dimensioni di questo ricettacolo saranno: altezza 1,2 m, lunghezza 3,7 m, larghezza 1.2 m, con pareti spesse 40 cm. Questo ricettacolo, dotato di opportuni fori di sfiato, per il mantice e di una forma sul fondo atta a ricevere i futuri scarti di fusione, prende il nome di Tatara, e viene riscaldato finchè tutta l’argilla che lo compone non è secca e ben solida. La stessa parola Tatara sembra che in antichità avesse il significato di “mantice”; è inoltre interessante notare che i kanji di Tatara possono anche essere letti “fumi-fuigo” ossia “Mantice (da) piede”. Il termine “Tatara” sembra possa venire dalla parola mongola “tatatoru”, che vuol dire “fiamme ruggenti” oppure dal Sanscrito Taatara dove vuol dire “calore”. In entrambi i casi la parole è associata a un grande apporto di calore, e quindi legata ai processi di fusione. Il Giappone è povero di minerali di ferro ma ricco di sabbie ferrose, quindi questo metodo è stato sviluppato per poter utilizzare queste ultime. Con il tatara è possibile ottenere due tipi di fusione, la kera-oshi, che produce acciaio, e la zuku-oshi che produce ghisa. A noi ovviamente interessa la prima.

    Poiché sopra gli 800 gradi la sensibilità all’ossidazione dell’acciaio aumenta enormemente, dei canali di drenaggio sono scavati sotto la fornace e possibilmente il processo avviene nel tardo Gennaio/Inizio Febbraio quando il livello di umidità è al minimo. In tre settimane si possono dunque fare tre cicli.

    Il kera-oshi è un processo che dura 70 ore, ovvero tre giorni e tre notti, ed è per questo detto anche mikka-oshi, o metodo della “pressione per tre giorni”.
    L’intero processo è supervisionato dal “Murage”, il capo fonditore che seguirà incessantemente per tutti e tre i giorni (senza mai dormire) il processo di fusione dando indicazioni precise su quando e quanto si dovrà aggiungere in un determinato momento.
    A questo punto inizia il vero e proprio processo che porterà ad ottenere lo speciale acciaio,
    Si parte accendendo il fuoco alimentato da carbone di pino (talvolta anche di noce), alla fine ne saranno consumate diverse tonnellate.
    I fonditori continueranno, seguendo gli ordini del Murage, ad alimentare la fiamma, che al suo massimo raggiungerà una temperatura di circa 1370 C°, poco inferiore a quella di fusione della lega di acciaio, e caratterizzato da una brillante fiamma dorata. ...

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    Last Post by xanx il 5 June 2014
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  6. Lo spirito del Giappone

    AvatarBy xanx il 16 Feb. 2014
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    Quando il Giappone fu' forzato all'apertura negli 1850' permettendo stranieri e commercio, i giapponesi dovettero rendresi conto di quanto erano arretrati rispetto l'Occidente in termini industriali e in ambito militare.
    La risposta del Giappone fu che per recuperare l'arreratrezza tecnologica dovranno far uso della staordinaria tradizione della perseveranza nonostante gli ostacoli finche' "vittoria" non sara' assicurata.

    Non sara' la prima volta che al popolo giapponese si cerchera' di imporre fantomatiche "tradizioni" e di inculcare tesi inerenti allo "spirito giapponese".

    Slogan del tipo "Wa Kon! Yo sai!" (spirito giapponese - studio/conoscenza occidentale) furono cavalli di battaglia per la trasformazione del Giappone da una societa' agraria ad una delle maggiori potenze mondiali.
    Questo speciale spirito giapponese ebbe origine e si evolse nei primi secoli dell'esistenza del Giappone stesso ed era conosciuto come Yamato Damashii (spirito o anima del Giappone).
    I fiori di ciliegio sono spesso considerati un simbolo di Yamato Damashi. Motoori Norinaga, uno storico nazionalista del periodo Edo (1603-1868), ha paragonato il carattere giapponese all'eleganza, alla purezza ed alla semplicità dei fiori di ciliegio di montagna (yamazakura) in quanto riflettono la luce del sole.

    La gente ha colto questa idea ed ha cominciato a enfatizzare il modo in cui i fiori di ciliegio cadono rapidamente e lo collegarono al valore di yamato-damashii di sacrificare la propria vita per il Paese. La bellezza dei fiori di ciliegio viene aumentata dal modo grazioso in cui cadono.
    Lo spirito Yamato del Giappone d'oggi gioca ancora un ruolo importante nella societa'. Avere spirito e' la chiave per il successo in molte cose e in particolar modo nel mondo degli affari o nello sport professionistico. Di fatto lo spirito ha precedenza sul talento dal punto di vista di molti.
    Negli sport, gli allenatori giapponesi fanno lavorare le proprie squadre fino ad esaurimento giorno dopo giorno, non per migliorare la loro abilita' (che di fatto con troppo allenamento ne soffre) ma per inculcare lo spirito, la voglia di giocare fino alla fine.

    I manager giapponesi elogiano i dipendenti con "spirito", quelli che intraprendono qualsiasi lavoro, indipendentemente se ne sanno qualcosa o meno e che non si arrendono mai finche' non avranno successo oppure rovineranno se stessi a causa del continuo tentativo di non fallire.
    Questa "sindrome da samurai" e' una delle maggiori caratteristiche che hanno aiutato i giapponesi a diventare temuti competitori nel business internazionale. Il tipico occidentale non andra' oltre se le difficolta' che incontra sembreranno insormontabili. Non cosi il giapponese medio. Egli lavorera' piu' duramente e piu' a lungo e sacrifichera' di piu' di se stes...

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    Last Post by xanx il 16 Feb. 2014
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  7. La mitologia Giapponese

    AvatarBy xanx il 31 Jan. 2014
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    I miti fondanti dello scintoismo sono documentati in due antichi classici. Il primo è il Kojiki ["vecchie cose scritte"], non a torto definito la Bibbia dei Giapponesi. Le storie che contiene, tramandate oralmente per secoli, furono messe per iscritto intorno al 700 d.C. Ci si affidò, sembra, alle memorie di una certa Hieda no Are, forse una danzatrice sacra dei kagura (rappresentazioni drammatiche di argomento mitologico). Il testo fu poi presentato dal nobile Ō-no Yasumaro all'imperatrice Genmyo (708-714). Yasumaro ne scrisse personalmente l'introduzione. Il Kojiki tratta del regno degli dèi e della creazione del Giappone, spiega le genealogie divine e quindi narra le leggende del Ciclo d'Izumo. Il punto centrale è il racconto di come Jinmu-Tennō, discendente di Amaterasu, divenne il primo imperatore del Giappone. Dopodiché il Kojiki si dilunga sulle imprese dei sovrani successivi, arrivando fino al VII secolo. Il testo è complicato, ridondante, di difficile interpretazione, un inizio rozzo ma splendido per la letteratura giapponese, la quale raggiungerà il culmine della raffinatezza solo intorno all'anno 1000 con quel capolavoro universale che è il Genji Monogatari, il diluviale romanzo di Murasaki Shikibu.
    L'altro grande testo mitologico giapponese è il Nihongi. Più tardo rispetto al Kojiki, e inquinato da pesanti influssi cinesi, il Nihongi riporta gli stessi miti ma con alcune interessanti varianti.
    Che origine hanno i miti giapponesi? I primi studiosi occidentali, d'impianto classicista, non tardarono a trovarvi riferimenti greci: la storia di Izanagi che scende negli inferi per riprendersi la sposa morta, il divieto di guardarla e l'immancabile trasgressione, ricordano irresistibilmente la leggenda di Orfeo. Anche le prove che Susano-ō impone a Ō-kuni-nushi richiamano da vicino le imprese di Giasone nella Colchide.
    Ma c'è molto di più. Il problema della mitologia giapponese è legato a quello dell'origine della razza giapponese. A quanto pare il primo popolo a immigrare in Giappone furono gli Emishi, genti di razza bianca che giunsero dalla Siberia fino ad occupare tutte le isole dell'arcipelago. I loro discendenti sono oggi gli Ainu dell'Hokkaidō. La seconda ondata arrivò dalla Corea e dalla Cina, e portò elementi sinici, mongoli, tungusi e manciù. La terza corrente migratoria giunse dalla Malesia. Nei miti giapponesi si trovano elementi provenienti da tutti questi ceppi. I racconti cosmogonici si avvicinano molto ad analoghi miti della Polinesia. Ma vi sono anche chiari elementi uraloaltaici. La lingua giapponese, che è tradizionalmente considerata isolata (solo il coreano le è vicino strutturalmente, tanto che oggi si preferisce parlare di un ramo ainu-coreano-giapponese), sarebbe, secondo alcuni studiosi, imparentata alle lingue uraloaltaiche. Tale teoria, mai pienamente accettata dai linguisti, è oggi tornata alla ribalta grazie ai monumentali stud...

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    Last Post by xanx il 31 Jan. 2014
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  8. Lo Shintoismo
    una religione di stato

    AvatarBy xanx il 31 Jan. 2014
    +1   -1    0 Comments   80 Views
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    Se dovessimo dare una definizione della mitologia, compito iniquo già in partenza, una buona risposta sarebbe la seguente: "mitologia" è un particolare sistema di simboli su cui una civiltà costruisce i propri presupposti culturali, sociali e psicologici. Una mitologia è "viva" finché è funzionale, finché gli uomini cercano in essa una risposta alle loro domande e la società vi trova le proprie basi e il proprio equilibrio.
    Dunque la mitologia classica è morta e sepolta: i suoi dèi si sono trasformati in favole e la sua visione del mondo non viene più accettata.
    Ma quando si affronta la mitologia del Giappone, si scopre con meraviglia che essa è viva e vegeta. I miti giapponesi non solo continuano a parlare all'anima del popolo giapponese, ma costituiscono tuttora le basi civili e sociali dell'intera nazione. Lo scintoismo è una religione di stato: in essa la tradizione, l'etica e la coscienza civica si fondono in totale armonia. L'imperatore del Giappone non è solo un capo di stato, ma anche una divinità a cui è tributato un culto, quale discendente diretto della dea del sole Amaterasu-ō-mi-kami.
    Lo scintoismo è una forma sofisticata di animismo. La parola è di origine straniera, derivando dal cinese shen dao, mentre la formula giapponese è kami no michi, significando entrambe le espressioni "via degli dèi". Tradurre kami con "dio" è una forzatura: la parola giapponese significa letteralmente "superiore", indicando tutto ciò che, essendo la sede di una forza numinosa, trascende la materialità. Un dio è kami, uno spirito è kami, un antenato è kami. Ma anche un albero, una pietra, una montagna: ogni cosa, nella mentalità animista, può essere kami.
    Un teologo occidentale chiese un giorno a un sacerdote giapponese quale fosse la teologia dello scintoismo. Il giapponese fece un sorrisetto imbarazzato: - Noi non abbiamo teologia. Noi danziamo. - Questo aneddoto, riferito da Joseph Campbell, spiega in parte la mentalità animistica: la religione non ha nulla a che vedere con la razionalità. Il divino non va spiegato, va sperimentato.
    Raccomando al lettore che voglia farsi un'idea del concetto di kami di guardare attentamente alcuni film di Akira Kurosawa: l'albero colpito dal fulmine in Rapsodia d'ottobre non è solo una scena dalle forti valenze pittoriche, ma il preciso tentativo di rendere un'energia kamica; lo stesso discorso è valido per il matrimonio delle volpi o per la danza degli spiriti del pesco in Sogni.
    Cercando un parallelo occidentale dello scintoismo, bisognerebbe indicare la religione romana. In entrambi i mondi il nazionalismo è un fatto religioso e la religione contempla un culto dello stato. L'imperatore è divinizzato (di là la discendenza viene fatta risalire ad Amaterasu, di qua alla dea Venere). Ai personaggi storici e agli antenati si tributa un culto. Analogamente vi è un culto di luoghi, animali e oggetti caricati di ener...

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    Last Post by xanx il 31 Jan. 2014
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  9. filosofia zen

    AvatarBy xanx il 10 Jan. 2014
    +1   -1    1 Comments   14 Views
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    La filosofia zen in dieci principi fondamentali:
    01. vivi qui e ora;
    02. fai attenzione a tutto quello che fai;
    03. sii autentica verso i tuoi sentimenti;
    04. ama te stessa;
    05. impara a lasciare andare;
    06. sii onesta con te stessa e con gli altri;
    07. sii consapevole dei tuoi desideri;
    08. sii responsabile di te stessa e del mondo;
    09. non opporti al flusso della vita;
    10. trova la pace interiore.

    Last Post by xanx il 13 Jan. 2014
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